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16 novembre 2016

VINCERE LA PAURA

Gli attacchi terroristici del 13 novembre scorso a Parigi,  al teatro Bataclan e nei ristoranti dell’undicesimo arrondissement, unitamente al corollario di attentati della stessa matrice che nel 2015 hanno causato migliaia di morti e feriti in ogni area geografica del pianeta, hanno reso evidente alla Francia, all’Europa, al mondo intero  i rischi e gli effetti del terrorismo politico-religioso dell’Isis. La precedente strage di Charlie Hebdo, sempre a Parigi un anno fa, non rappresentava, infatti, un evento tragico del passato ma l’anticipo di un futuro,  nel quale ogni uomo oggi si trova suo malgrado immerso, impreparato ad affrontarlo. Papa Francesco, a proposito delle stragi di Parigi, ha dichiarato in modo esplicito che si tratta di “un pezzo della terza guerra mondiale”.
Al di là delle giustificate reazioni  della Francia, si è cercato di fronteggiare la nuova, improvvisa minaccia, indefinita e diffusa, con richieste di interventi dell’ONU, mediante l’avvio di Summit tra i Capi di Stato e nell’ambito delle Organizzazioni internazionali, per individuare le misure da adottare al fine di contrastare i seducenti combattenti dell’auto proclamato Stato islamico (Is). Di fatto, sono state attivate prevalentemente misure di polizia e controllo all’interno dei singoli Paesi per circoscrivere il “fenomeno” e  dare maggior sicurezza alle istituzioni, limitando il movimento e alle volte i diritti dei propri cittadini.
Di fronte alla determinazione e ferocia con cui si commettano crimini contro il valore della vita e i diritti umani,  al cittadino comune rimane un sentimento di sconcerto e di paura. Secondo un sondaggio di Demos, un italiano su due è pronto a cambiare stile di vita. I fatti di Parigi hanno inciso più profondamente nella società occidentale dell’attacco, a New York, alle Torri Gemelle (11 set 2001) . Allora si parlava di terrorismo, oggi apertamente di guerra. Ieri il  “nemico” era lontano, negli Stati Uniti, oggi è a casa nostra, a Parigi a Bruxelles, ecc.. e in agguato a Roma e Milano. Ai primi segnali  di un eventuale attacco, si creano zone di sicurezza,  si chiudono stadi, teatri, luoghi di culto, metropolitane, stazioni…ecc.  A Roma, per il Giubileo, è stato chiuso lo spazio aereo sopra la città. Come in guerra, appunto. In Italia, abbiamo vissuto questo  profondo sentimento di insicurezza, negli anni ’80, durante gli anni oscuri del terrorismo politico delle brigate rosse.

Ma qual’ è il vero obiettivo dei combattenti dell’Is (Daesh). Sergio Romano, uomo di cultura ed esperto di relazioni internazionali, commenta i fatti di Parigi come “una controffensiva dell’Is, di fronte agli attacchi che sta subendo sui territori dove aveva alzato le sue bandiere e.. poiché l’Is sta perdendo importanti città e territori, ha deciso di aprire un nuovo fronte offensivo in Europa”. Con un differente punto di vista si può anche aggiungere che i terroristi mirano a  colpire questa nostra società libera e aperta, affinchè  essa si chiuda, si ripieghi su sè stessa, si divida e perda i suoi valori. 

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