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29 aprile 2006

Un giorno triste a Nassirya


Il 27 aprile scorso altre tre vittime in Iraq nell'adempimento del servizio volto a pacificare, ricostruire, addestrare, sostenere le popolazioni di quella lontana provincia, Nassiria. Nel disegno criminoso, c'è la volontà di uccidere per piegare anche psicologicamente quei soldati italiani che, inviati in missione per scopi civili e umanitari, vedono cadere i propri commilitoni, durante la normale routine del lavoro di ogni giorno. Si può capire lo sconcerto e si condivide il dolore dei famigliari colpiti senza ragione da una mano invisibile, feroce e assassina. Si vede nei volti tesi dei commilitoni un atteggiamento di fermezza, una compostezza inusuale, convinti che quel sacrificio non cercato, nè voluto, non sarà stato vano se la loro missione avrà il successo meritato. A questo mondo fatto di professionalità e dovere, va la riconoscenza ed il rispetto di ogni uomo di buon senso e che si sente concittadino di quelle vittime.
Una donna, con il suo bimbo, ormai orfano, ha gridato dal profondo dell'anima :"Ho sempre condiviso quello che ha fatto mio marito, sono stata sempre fiera del suo lavoro e di tutti i soldati impegnati in missione, a loro il mio grazie e il mio abbraccio". Italia matrigna ricordati di questi tuoi figli!


15 aprile 2006

alpini si diventa?

Spesso sorge una domanda: alpini si nasce o si diventa?. La questione è dibattuta e la sua proposizione non vuole certo alimentare propositi di marca campanilistica o , ancora peggio, razzista.
Se si guarda al vocabolario, alpino è un aggettivo che significa "delle alpi" ( o proveniente dall'ambiente delle Alpi) qualcuno lo chiama "montanaro" in senso meno delicato. Il Cap. Perrucchetti ha coniato il termine militare attribuendolo a soldati impiegati per la difesa dei confini dell'Italia e soprattutto provenienti dalle stesse valli che avevano il compito di difendere. Così è stato per più di cent'anni: gli alpini venevano reclutati nei distretti alpini ed assegnati ai Reparti schierati a difesa delle frontiere alpine. Cambiando la dottrina i mezzi di trasporto, i compiti operativi. l'alpino è diventato un fante "leggero", molto economico e operativamente valido. Rimaneva comunque il proposito di reclutare tali soldati dalle genti di montagna, abituate alla vita dura causata anche dall'ambiente naturale di provenienza. Il passaggio al soldato di professione ha fatto diminuire l'importanza della provenienza, preoccupandosi più di numeri che di valore intrinseco (del DNA), pensando che comunque il Dna non era condizionante per un buon soldato alpino. E' vero che l'esercizio di una professione porta a migliorare le abilità specifiche, ma temo che il mulo non possa diventare mai un cavallo e viceversa.La domanda pertanto ritorna, alpini si nasce o si diventa? Pare che la seconda alternativa sia quella adottata.

4 aprile 2006

il soldato di leva

Finita la coscrizione obbligatoria, ora ci si pone il problema di "inventare" altre forme di coinvolgimento di tanti giovani nelle attività di volontariato, per sviluppare il bisogno fondamentale di una società civile, progredita , cioè la solidarietà con il prossimo. Ora ci si accorge che, tolto l'obbligo della naja, i giovani dopo l'età scolare si annoiano e non hanno nessun richiamo al senso di appartenenza alla comunità nazionale, ai valori di patria, questa intesa come la casa comune che raccoglie le aspettative, le speranze del futuro, ma anche il sacrificio del sangue versato da generazioni.
Nonostante la vita del giovane soldato non sia mai stata apprezzata dalle mamme ed in molti casi dagli stessi interessati, sono passate generazioni felici di averla fatta, di aver conosciuto compagni di "camerata"e futuri amici per la vita. Ma la generosità verso gli altri, il confronto quotidiano con persone della stessa età, la gioia di far parte di un gruppo, di lavorare per un obiettivo comune, di divertirsi insieme si provava specialmente nell'anno (poi nove mesi) di vita militare. Per riappropriarsi di quelle "emozioni" e sanare in un certo senso l'attuale situazione, si pensa a un servizio civile generalizzato per i giovani che non sapranno per chi e quali scopi lavoreranno e chi saranno i prescelti a fronte di tanti "furbi" che lo eviteranno più della naja. In conclusione appare necessario riflettere: la leva era proprio da buttare ?