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13 maggio 2008

Forze Armate impiegate contro la criminalità organizzata

Ritorna nel nostro Paese il convincimento che per battere la criminalità organizzata debba essere impiegato personale delle forze armate ed in particolare dell’Esercito. Si tratta di un’esperienza conclusa da dieci anni in Sicilia, con i Vespri siciliani ed in altri parti d’Italia, in Calabria (Riace), Campania (Partenope), Sardegna (Forza Paris), sulla frontiera nord orientale (Testuggine) ed in Puglia (Salento). Attualmente è in corso l’operazione “Domino”, avviata dall’ottobre 2001, a protezione dei punti sensibili contro il terrorismo internazionale.
Da una prima valutazione occorre osservare che le diverse operazioni sono servite più ad assicurare i cittadini che a debellare le diverse organizzazioni criminali, tanto che ora si riapre il problema. L’Esercito, tuttavia, anche in quelle missioni ha svolto i suoi compiti con impegno ed attaccamento alle istituzioni pur non essendo preparato a svolgere compiti tipici di polizia. E’ da rilevare anche che da quelle esperienze operative i quadri hanno tratto ammaestramenti per affrontare le situazioni di crisi sui teatri internazionali, primo fra tutti in quello balcanico, a partire dalla seconda metà degli anni novanta.
E’ innegabile che la situazione organica, la struttura, l’addestramento delle unità è ora cambiata rispetto a quella degli anni citati. Allora l’Esercito disponeva di pochi reparti di professionisti e la maggior parte delle unità erano di leva, cioè con un addestramento di base idoneo a svolgere compiti di controllo e rastrellamento, non di combattimento. Attualmente le unità, fortemente ridotte in numero, sono formate da volontari, addestrati per operazioni di difesa e combattimento anche in situazioni di elevata intensità operativa.
Pertanto l’eventuale impiego in concorso alle forze di polizia sarebbe più efficace del passato ai fini operativi, ma comporterebbe una riduzione di impegni all’estero, già sottoscritti in ambito internazionale, per una minore disponibilità di soldati da impiegare nella nuova esigenza. Poi dal punto di vista operativo e delle risorse occorre valutare se appare più conveniente attribuire ai soldati compiti diversi da quelli per i quali sono stati addestrati professionalmente oppure reclutare più agenti delle forze dell’ordine specificamente preposte alla lotta contro la criminalità. In effetti, negli ultimi anni si è privilegiato l’arruolamento delle forze di polizia, a fronte di una forte riduzione dei volontari dell’Esercito per motivi di budget.
In questo quadro la decisione di impiegare le Forze Armate in compiti di concorso alle forze di polizia, tenendo conto di quanto avviato nel passato, comporterebbe la necessità di ridurre le missioni all’estero per le Forze Armate ed assegnare loro adeguate risorse finanziarie, ma appare comunque necessario coordinare meglio l’impiego delle cinque forze di polizia, nei diversi compiti, per conseguire risultati più efficaci nel campo di loro specifico intervento.