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24 luglio 2020

30 luglio. Giornata internazionale dell’amicizia, stabilita il 2011 dall’ONU.

I valori universali sui quali è fondata la ricorrenza sono qui descritti.

Il nostro mondo deve affrontare molte sfide, crisi e situazioni che dividono, come la povertà, la violenza e le violazioni dei diritti umani. Esse, tra le altre cose minano la pace, la sicurezza, lo sviluppo e l'armonia sociale tra i popoli del mondo.

Per affrontare quelle crisi e sfide, le loro cause alla radice, è necessario promuovere e definire uno spirito condiviso di solidarietà umana che assume molte forme, la più semplice delle quali è l'amicizia.

Attraverso l'amicizia si accumulano quei legami di cameratismo che sviluppano forti legami di fiducia tra le persone contribuendo allo sviluppo dei cambiamenti fondamentali necessari al raggiungimento della stabilità e sicurezza del mondo in cui viviamo.


27 giugno 2020

La maschera che ha cambiato la vita

La pandemia che negli ultimi tre mesi, inaspettatamente, ha interessato molti abitanti di questa terra, in modo più o meno grave, ha costretto tutti a cambiare il proprio stile di vita. Inizialmente, qualche sprovveduto governante paventava che il proprio Paese/Regione fosse esente dal possibile contagio di Covid-19, vantando per sé e i propri cittadini capacità quasi taumaturgiche. Egli immaginava in modo illusorio che la propria comunità ne rimanesse esente per caratteristiche ambientali, fisiche, comportamentali, ecc.. o per capacità organizzative e competenze più efficaci del proprio servizio sanitario. Ora, invece, abbiamo la certezza che il virus, ancora in circolazione, non ha preferenze e colpirà anche nella porzione più recondita del pianeta.
Per affrontarlo, nonostante lo sviluppo della scienza e della tecnologia siamo tornati alle regole più elementari: protezione delle vie respiratorie, mantenimento della distanza fisica, abluzioni frequenti alle mani. Non senza difficoltà e titubanze, abbiamo dovuto riscoprire un oggetto legato al mondo magico dell’illusionismo, la maschera protettiva. La voracità del coronavirus ci ha reso tutti mascherati, privi di un volto e incapaci di esprimere le emozioni più significative: non un sorriso, non un bacio affettuoso, non una smorfia di dissenso. Che pena per i protagonisti della commedia e dello spettacolo, privati delle loro numerose espressioni artistiche. Che sconforto per i vanitosi, sempre alla ricerca della propria visibilità, allontanati dai parrucchieri e dai trattamenti estetici. E che dire dei mutamenti di coloro che sono soliti cambiare il colore dei capelli? Dietro la maschera celiamo tutti i nostri sentimenti, le debolezze, anche il dolore per la perdita di qualcuno, biascichiamo parole monotonali, prive di enfasi e talvolta di senso. Per strada non riconosciamo nemmeno i nostri familiari, camminiamo evitando gli incontri con le altre persone, possibile sorgente di contagio. Al massimo li degniamo di uno sguardo furtivo per calcolarne, in un breve attimo, la distanza.
La maschera che donava gioia e personalità nelle feste carnevalesche, ora ci rende irriconoscibili, amorfi, senza sentimenti, asociali, soli. Essa certifica che di fronte al rischio della malattia siamo tutti nelle stesse condizioni, comprese le relative conseguenze. Questo orpello, oggi divenuto anche fonte di affari, ci fa toccare con mano tutta la nostra fragilità, l’appartenenza a un destino comune, evidenzia la dedizione e lo spirito di sacrificio di chi assiste i malati, la gioia della guarigione, la voglia di libertà e di rinascita.
Quando un giorno, speriamo il più prossimo possibile, ci libereremo il volto dalla maschera, affronteremo una realtà diversa da quella vissuta nel passato. Ci accorgeremo che il benessere raggiunto non è più sostenibile dal punto di vista economico, ambientale, etico, sociale. Esso ha generato il consumismo esasperato e un mondo frenetico e profondamente malato, dove fiorisce, l’egoismo e l’indifferenza, la ricchezza per pochi fortunati e tanta povertà. La tecnologia e la connessione continua hanno permesso la globalizzazione di ogni aspetto della società avanzata, ma non hanno dato abbastanza valore agli affetti, al senso di comunità e identità nazionale, al rispetto del prossimo, alla necessità di preservare la bellezza e l’armonia del nostro pianeta. 
Dopo una pandemia senza precedenti, forse avremo preso maggior coscienza sulla necessità di ridurre i ritmi frenetici, pur usando i nuovi mezzi tecnologici e riscoprire valori dimenticati. Innanzitutto, la crisi richiede uno sforzo comune, globale. Sarà necessario dare impulso alla ricerca scientifica e incrementare la preparazione culturale, come base per sviluppare ogni ambizione direttiva o professionale nella società. Il merito di chi si prodiga con spirito di sacrificio e impegno per il bene e la sicurezza comune, va giustamente riconosciuto e in tale contesto è necessario valorizzare l’esperienza di chi ha lavorato per tanti anni, responsabilmente. Le persone anziane, sempre più numerose, hanno il diritto di essere curate e valorizzate, in quanto la vita è un bene prezioso sempre, senza preclusioni di età. Si prenderà maggior consapevolezza del significato di libertà fisica e intellettuale, dell’impiego oculato del tempo, dell’importanza dei rapporti umani, dell’esigenza di rispettare il pianeta che ci ospita. Finalmente, noi persone nuove, dopo un guerra senza macerie, potremo essere all’altezza delle sfide future e compiere un salto evolutivo per avvicinarsi al traguardo di una convivenza più solidale e civile.


24 aprile 2020

Memoria della Resistenza (25 aprile)

La memoria della Liberazione (festa del 25 aprile)

Dal 25 aprile 1945, molti hanno cercato di appropriarsi dei valori di un periodo cruciale e tragico per la rinascita dell’Italia. Per anni è stato scritto e raccontato che solo un parte aveva combattuto per far cadere il nazifascismo, dimenticandosi il ruolo delle forze armate italiane, sul campo di battaglia, a fianco degli alleati, nei campi di internamento e concentramento o nella resistenza vera e propria (Divisione Acqui e altri). I numeri reali sulla partecipazione delle Forze armate italiane alla guerra di Liberazione (8/9/1943 – 8/5/1945) sono incisi a perenne memoria sulla stele di Porta S. Paolo, a Roma e sono assolutamente sorprendenti per molti:

-          Militari che combatterono nelle formazioni Partigiane: 80.000;

-          Militari caduti nella guerra di Liberazione nel periodo : 87.000;

-          Militari internati che si rifiutarono di collaborare: 590.000;

-          Militari inquadrati nei reparti: Esercito (413.000), Marina (83.000), Aeronautica (31.000), G.F. (3.000)

Alla memoria di quanti hanno onorato la patria Italia.


17 aprile 2020

NATO: dopo 71 anni

L’Alleanza è nata il 4 aprile 1949, come sistema di difesa collettivo riguardante il territorio metropolitano degli stati membri, sulla base del criterio di mutuo soccorso: nel caso di una aggressione armata esterna a uno o più membri  tutti gli altri sono impegnati ad intervenire per garantire la sicurezza ai membri aggrediti. La risposta non è automatica ma deve essere preceduta da consultazioni politiche. Nel 1969 la NATO assunse durata illimitata (con facoltà di recesso da parte dei membri). Nel 1991 stabilì una Partnership for Peace con la Russia e iniziò un processo di allargamento a Est, arrivando a includere tutti i Paesi dell’Ex-Patto di Varsavia, i tre Paesi baltici e alcuni Paesi dell’ex-Jugoslavia. Allo stesso tempo sono stati avviati accordi di collaborazione con Ucraina, Georgia, Azerbaijan e Mongolia. Inoltre a partire dal 1999, in occasione del suo 50° anniversario, per la prima volta intervenne militarmente al di fuori della sua area di competenza,  contro la Serbia e contro i Talebani in Afghanistan. 
Oggi la NATO continua ad essere il principale sistema di sicurezza collettiva del mondo, col più alto grado di standardizzazione delle forze nazionali che ne fanno parte e a svolgere funzioni di contenimento dell’influenza militare e politica russa nell’Europa Occidentale (sono stati schierati piccoli contingenti NATO in Islanda, Polonia e Paesi Baltici). Tuttavia l’Alleanza presenta  anche contraddizioni interne: la posizione politica incerta della Turchia, dopo le velate accuse di Ankara verso la NATO di aver sostenuto il fallito colpo di stato del 2017 e l’acquisto di missili dalla Russia;  la richiesta di Trump con l’Europa di maggior contributi al bilancio comune  e infine, l’avvio di altri sistemi di collaborazione tra i Paesi europei, come il Trimarium, un patto stabilito nel 2018, essenzialmente di carattere economico, tra i Paesi del vecchio impero asburgico. Questo  raggruppa dodici Paesi, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Estonia, Lettonia, Lituania, Bulgaria, Romania, Austria, Slovenia, Croazia,  toccando il mar Baltico, il mar Nero e l’Adriatico.

21 marzo 2020

STORIA E MEMORIA


Dalle potenze greche antiche, Sparta e Atene, all'impero romano, dai comuni medioevali alla  formazione delle nazioni moderne, la storia è stata testimone di avvenimenti importanti. Ha riportato ogni cambiamento del pianeta, l’insediamento umano nei continenti, cataclismi, rivoluzioni e  conflitti. Nel corso del tempo  ha registrato scoperte epocali e grandi innovazioni, realizzate con l’ingegno dell’uomo spinto oltre ogni limite della scienza, mosso dalla curiosità e dalla sete di conoscenza.
La formazione del cittadino non può che passare attraverso lo studio della storia. Essa è maestra di vita. La storia ci fa capire chi siamo, cosa vogliamo, dove vogliamo andare. Ci arricchisce culturalmente, ci fa più ricchi, consci e responsabili. Ci educa e ci fornisce le cognizioni per non ripetere gli errori commessi.
Noi dipendiamo dalla storia, dalle scelte dei governanti del passato, dalle vittorie o dalle sconfitte in campo militare e civile,  da parte dei nostri avi. Conoscendo quanto è successo siamo in grado di dare un senso al nostro presente, a tutto ciò che ci circonda. I paesaggi, i monumenti, le città, i dipinti nelle chiese, ecc. sono le testimonianze che ci parlano di epoche e vicende trascorse. Attraverso le antiche vestigia, possiamo alimentare la nostra cultura,  per diventare  cittadini informati e consapevoli del mondo che ci circonda. Ecco l'importanza dello studio della Storia: conoscere, capire, comprendere.
Dante nel XXVI canto dell’Inferno, ci ammonisce: “fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza”. E nella conoscenza, rientrano la storia e la memoria.
La memoria, dei fatti e degli eventi che hanno caratterizzato nel bene e nel male le generazioni dei nostri avi mantiene vive le  situazioni, le sofferenze, le conquiste, i valori  con i quali essi hanno vissuto. Ci collega con i sentimenti e l’intelletto al loro mondo, ci aiuta  a trarre ammaestramenti per il presente e il futuro. Altrimenti rimaniamo immersi continuamente nella sola realtà presente, che nel mondo tecnologico e virtuale odierno dimentichiamo con estrema facilità,  voltando pagina con  un semplice click.
La nostra storia personale è in piccolo tassello di vita che si inserisce nel divenire dell’universo. La Storia siamo noi, sono i nostri avi, sono i nostri figli: un giorno la Storia ci dirà chi siamo diventati guardando a quello che decidiamo oggi di essere, alle persone con cui oggi ci relazioniamo e alle azioni che oggi compiamo.