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22 marzo 2007

Precariato dell’Esercito

Qualsiasi organizzazione per sviluppare le sue attività ha necessità di legare il proprio bilancio agli obiettivi da mantenere e conseguire, in un arco di tempo che varia dai 3 ai dieci anni. Il continuo mutare degli obiettivi o peggio la riduzione delle disponibilità finanziarie di bilancio rendono il sistema sempre più incontrollabile con conseguenze altrettanto imprevedibili sui risultati pianificati.
Con tagli all’ultimo momento sul bilancio della Difesa si colpiscono sempre più le spese di funzionamento, vale a dire quelle che riguardano il personale, l’addestramento, la manutenzione e la sicurezza dei mezzi e delle caserme. Per il numero degli effettivi e delle infrastrutture l’Esercito, di fatto, è la Forza Armata più colpita. Se poi si guardano agli impegni fuori area e la conseguente usura dei mezzi impiegati il dato appare ancora più significativo.
E’ altresì importante rilevare come sia colpito inevitabilmente tutto il sistema di reclutamento e formativo dei volontari che si affacciano alla vita militare.
La riduzione inevitabile, per motivi di bilancio, del numero degli effettivi incide sul numero dei volontari da inserire in servizio permanente negli organici delle Unità operative. Tale provvedimento, se da un lato contribuisce a ridurre le spese, toglie improvvisamente ad un certo numero di volontari “precari” la possibilità di ottenere l’inserimento nell’esercito “in servizio permanente”, aspettativa promessa e da loro coltivata con anni di preparazione e di duro lavoro. Sono anche vanificati gli sforzi dell’Istituzione, sia in termini di risorse impiegate per ottenere dei giovani professionisti addestrati, sia per tutte le attività volte ad incentivarne il reclutamento. E’ da considerare infine che l’insoddisfazione e l’amarezza degli esclusi rappresenta la peggiore pubblicità e propaganda per la Forza Armata.

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