94 anni fa «Il Piave mormorava/, calmo e placido, al passaggio/ dei primi fanti il 24 maggio». L’Italia entrava in guerra divisa tra interventisti e neutralisti, dieci mesi dopo l'inizio delle ostilità in Europa. La dichiarazione di guerra era stata presentata contro gli Imperi centrali, in particolare contro l’Austria, dopo un disinvolto cambio di alleanze che aveva visto l’Italia passare dalla Triplice Intesa alla Triplice Alleanza (Italia, Francia ed Inghilterra).
L’assalto iniziò di lunedì alle 3 e 30. Le truppe italiane oltrepassarono il confine italo-austriaco, puntando verso le «terre irredente» del Trentino, del Friuli, della Venezia Giulia, precedute da forti interventi di artiglieria sulle posizioni avversarie.
La prima cittadina a ritornare italiana nello stesso 24 maggio 1915 fu Cervignano del Friuli.
I combattimenti sulle sponde del Piave e dell'Isonzo, nelle trincee del Carso e della Bainsizza, sull’altipiano di Asiago e sul Passo Buole, nella disfatta di Caporetto e nell’ultima battaglia di Vittorio Veneto causarono più di 700 mila morti.
L’attraversamento del Piave, il 24 maggio 1915, da parte delle fanterie fu il momento cruciale dell’avvio della guerra.
Al termine del conflitto, un poeta e musicista napoletano, Giovanni Gaeta, più noto con lo pseudonimo di E. A. Mario, trasformò quel momento nella «Leggenda del Piave», una canzone destinata a entrare nella memoria collettiva degli italiani, sino ad ipotizzarne l’uso come inno nazionale.
A conclusione della grande guerra, la Conferenza di pace di Parigi (1919), dominata dal presidente americano Woodrow Wilson, deluse le aspettative degli interventisti. L'Italia ottenne Trento, Trieste e l'Istria, più l'Alto Adige etnicamente tedesco; ma non Fiume e la Dalmazia. Si parlò pertanto di vittoria “mutilata” che mosse D'Annunzio e i suoi legionari ad occupare Fiume e a dar vita all'effimera «Reggenza del Carnaro».
Nonostante la vittoria il Paese uscì dalla guerra prostrato, lacerato da una profonda crisi politica, sociale ed economica. Fu l'ultimo atto dell'epopea Risorgimentale.
L’assalto iniziò di lunedì alle 3 e 30. Le truppe italiane oltrepassarono il confine italo-austriaco, puntando verso le «terre irredente» del Trentino, del Friuli, della Venezia Giulia, precedute da forti interventi di artiglieria sulle posizioni avversarie.
La prima cittadina a ritornare italiana nello stesso 24 maggio 1915 fu Cervignano del Friuli.
I combattimenti sulle sponde del Piave e dell'Isonzo, nelle trincee del Carso e della Bainsizza, sull’altipiano di Asiago e sul Passo Buole, nella disfatta di Caporetto e nell’ultima battaglia di Vittorio Veneto causarono più di 700 mila morti.
L’attraversamento del Piave, il 24 maggio 1915, da parte delle fanterie fu il momento cruciale dell’avvio della guerra.
Al termine del conflitto, un poeta e musicista napoletano, Giovanni Gaeta, più noto con lo pseudonimo di E. A. Mario, trasformò quel momento nella «Leggenda del Piave», una canzone destinata a entrare nella memoria collettiva degli italiani, sino ad ipotizzarne l’uso come inno nazionale.
A conclusione della grande guerra, la Conferenza di pace di Parigi (1919), dominata dal presidente americano Woodrow Wilson, deluse le aspettative degli interventisti. L'Italia ottenne Trento, Trieste e l'Istria, più l'Alto Adige etnicamente tedesco; ma non Fiume e la Dalmazia. Si parlò pertanto di vittoria “mutilata” che mosse D'Annunzio e i suoi legionari ad occupare Fiume e a dar vita all'effimera «Reggenza del Carnaro».
Nonostante la vittoria il Paese uscì dalla guerra prostrato, lacerato da una profonda crisi politica, sociale ed economica. Fu l'ultimo atto dell'epopea Risorgimentale.
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