Il 2 giugno 1946 circa 25 milioni di
cittadini, pari all'89,1% degli elettori, si recarono alle urne per una delle
più significative consultazioni elettorali nella storia unitaria. I risultati
del referendum istituzionale diedero 12.717.923 voti alla Repubblica e
10.719.284 alla Monarchia. Le schede bianche e nulle assommavano a 1.498.136. I
risultati evidenziavano, tra l'altro una netta divisione negli orientamenti del
paese. Al Nord e nelle regioni dell'Italia centrale la preponderanza
repubblicana fu notevole e in alcuni casi schiacciante (Ravenna 88%, Trento
85%, Forlì 84%, Grosseto, Reggio Emilia e Ferrara 80%) mentre il Mezzogiorno
confermò la tradizionale fedeltà all'istituto monarchico, soprattutto a Lecce
(85%), Caserta (83%), Napoli e Messina (77%).
Il 12 giugno, il Consiglio dei ministri
decise, in base ai risultati trasmessi alla Corte di Cassazione, di affidare a
De Gasperi la carica di capo provvisorio dello Stato, dichiarando decaduta la
monarchia.
Il 13 giugno, Umberto II - che aveva
assunto la carica di sovrano dopo l'abdicazione del padre, Vittorio Emanuele
III nel maggio 1946 - lasciò l'Italia per trasferirsi in Portogallo. De Gasperi
attese la definitiva proclamazione dei risultati del referendum da parte della
Corte di Cassazione, il 18 giugno, per assumere i poteri di capo dello Stato,
che tenne fino al 28 giugno quando l'Assemblea costituente elesse nuovo capo
provvisorio dello Stato Enrico De Nicola. Giurista ed esponente della cultura
politica liberal-democratica. De Nicola, che era stato presidente della Camera
dal 1920 al 1923, rappresentava una sorta di continuità tra l'Italia
prefascista e la nuova democrazia repubblicana. Si trattava di una scelta che
mirava a ricucire lo strappo che il trapasso dalla monarchia alla repubblica
aveva provocato nel Paese.
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