Gli attacchi terroristici del 13 novembre
scorso a Parigi, al teatro Bataclan e nei ristoranti
dell’undicesimo arrondissement,
unitamente al corollario di attentati della stessa matrice che nel 2015 hanno
causato migliaia di morti e feriti in ogni area geografica del pianeta, hanno reso evidente alla Francia,
all’Europa, al mondo intero i rischi e
gli effetti del terrorismo politico-religioso dell’Isis. La precedente strage
di Charlie Hebdo, sempre a Parigi un anno fa, non rappresentava, infatti, un
evento tragico del passato ma l’anticipo di un futuro, nel quale ogni uomo oggi si trova suo
malgrado immerso, impreparato ad affrontarlo. Papa Francesco, a
proposito delle stragi di Parigi, ha dichiarato in modo esplicito che si tratta
di “un pezzo della terza guerra mondiale”.
Al di là delle giustificate reazioni della Francia, si è cercato di fronteggiare
la nuova, improvvisa minaccia, indefinita e diffusa, con richieste di
interventi dell’ONU, mediante l’avvio di Summit tra i Capi di Stato e
nell’ambito delle Organizzazioni internazionali, per individuare le misure da
adottare al fine di contrastare i seducenti combattenti dell’auto proclamato
Stato islamico (Is). Di fatto, sono state attivate prevalentemente misure di
polizia e controllo all’interno dei singoli Paesi per circoscrivere il
“fenomeno” e dare maggior sicurezza alle
istituzioni, limitando il movimento e alle volte i diritti dei propri
cittadini.
Di
fronte alla determinazione e ferocia con cui si commettano crimini contro il
valore della vita e i diritti umani, al
cittadino comune rimane un sentimento di sconcerto e di paura. Secondo un
sondaggio di Demos, un italiano su due è pronto a cambiare stile di vita. I
fatti di Parigi hanno inciso più profondamente nella società occidentale dell’attacco,
a New York, alle Torri Gemelle (11 set 2001) . Allora si parlava di terrorismo,
oggi apertamente di guerra. Ieri il “nemico” era lontano, negli Stati
Uniti, oggi è a casa nostra, a Parigi a
Bruxelles, ecc.. e in agguato a Roma e Milano. Ai primi segnali di un eventuale attacco, si creano zone di
sicurezza, si chiudono stadi, teatri,
luoghi di culto, metropolitane, stazioni…ecc. A Roma, per il Giubileo, è stato chiuso lo
spazio aereo sopra la città. Come in guerra, appunto. In Italia, abbiamo
vissuto questo profondo sentimento di
insicurezza, negli anni ’80, durante gli anni oscuri del terrorismo politico
delle brigate rosse.
Ma qual’ è il
vero obiettivo dei combattenti dell’Is (Daesh). Sergio Romano, uomo di cultura ed
esperto di relazioni internazionali, commenta i fatti di Parigi come “una
controffensiva dell’Is, di fronte agli attacchi che sta subendo sui territori
dove aveva alzato le sue bandiere e.. poiché l’Is sta perdendo importanti città
e territori, ha deciso di aprire un nuovo fronte offensivo in Europa”. Con un
differente punto di vista si può anche aggiungere che i terroristi mirano a colpire questa nostra società libera e aperta,
affinchè essa si chiuda, si ripieghi su
sè stessa, si divida e perda i suoi valori.
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