Il 9 novembre 1989
cadde a Berlino la cortina di ferro, simbolo della divisione dell’Europa nelle
sfere d’influenza statunitense e sovietica,
decretando la fine del periodo storico chiamato guerra fredda. D’allora
l’equilibrio mondiale ha subito numerosi cambiamenti. Le guerre nei Balcani, in
Iraq e in Afghanistan, il terrorismo internazionale, la guerra siriana, la
crisi in Giorgia e in Ucraina, l’occupazione della Crimea, ecc., sono alcuni
dei conflitti che hanno modificato il quadro geopolitico mondiale. La NATO ha diminuito lo slancio nell’allargamento dei
suoi confini verso est, mentre si è
riscontrato un sempre maggiore attivismo da parte delle principali potenze dell’Eurasia, Russia, Iran, Cina, alle quali recentemente
si è aggiunta la Turchia.
Nello stesso tempo, anche l’Europa non ha fatto
progressi sulla strada dell’auspicata integrazione, salvo la parziale unità
monetaria, in quanto non è stata in grado di darsi una costituzione politica e di
dotarsi di un sistema di difesa comune.
In generale,
dopo la crisi economica del 2008, si è assistito a un indebolimento, sotto ogni
punto di vista, del sistema euro-atlantico e una forte ascesa del mondo
euroasiatico a guida cinese. Questi avvenimenti hanno creato i presupposti per
una nuova sfida mondiale, acuitasi a
partire dal 2017 con l’ascesa dell’amministrazione Trump. Di fatto, è ricominciata la sfida diretta tra
gli Stati, con il riaffermarsi della loro sovranità e l’affievolirsi dell’autorità
da parte degli Organismi sovranazionali.
Attualmente,
tale confronto si sta svolgendo nella regione geografica dell’Eurasia, ove gli USA per bloccare la nascita di una
grande area economica, politica e militare
cercano di destabilizzare l’Iran, con le sanzioni contro lo sviluppo del
nucleare e la Cina, mediante l’imposizione di pesanti dazi economici per le
merci esportate negli Stati Uniti. La
disputa USA- Cina può portare a sviluppi imprevedibili. Ma si può facilmente
immaginare, sulla base dei precedenti storici, che la competizione occidente e
oriente porti sicuramente a conseguenze destinate a cambiare l’attuale ordine
mondiale.
Le sfide che
l’Impero Celeste pone agli USA investono ogni campo: economico, geopolitico e
militare. Partendo dal campo economico- politico, la Cina ha creato, sin dagli
anni’80, un nuovo tipo di capitalismo, risultato dalla combinazione dell’ideologia
comunista con il libero mercato, nominato capitalismo statalizzato che si
contrappone al capitalismo occidentale. Il modello cinese ha dimostrato
un’efficienza senza precedenti nella costruzione di grandi opere pubbliche, nella
formazione di una forte classe media e un costante rafforzamento della crescita
economica nazionale. Con un tale apparato la Cina ha realizzato l’espansione
dei suoi commerci verso i Paesi del
Terzo mondo, chiedendo a questi solo la tutela dei suoi interessi economici, senza
pretendere, al loro interno, la salvaguardia dei diritti umani, a differenza dei
Paesi occidentali e degli Stati Uniti. Con tale procedura, la Cina evita di creare nei Paesi sottosviluppati instabilità
interne e ingerenze da parte delle potenze occidentali. Questa appare la
ragione per cui l’Impero Celeste sta conquistando i mercati di molti paesi
dell’Africa sub sahariana, a discapito di ex potenze coloniali come Francia,
Belgio e degli stessi USA che continuano a perdere terreno.
Nonostante
gli sviluppi diplomatici favorevoli sulla questione tra le due Coree, gli USA sono
particolarmente sensibili all’attuazione
del progetto della Cina, con il quale essa
potrebbe conseguire il predominio marittimo sul Pacifico, ora in possesso degli
Stati Uniti, allo scopo di implementare i flussi commerciali verso il resto del mondo.
In
conclusione, la sfida USA- Cina, in atto, non ha un significato puramente
economico, ma coinvolge il pianeta in una competizione globale che stravolgerà
l’attuale ordine mondiale.
Papa
Bergoglio tornando dalla sua missione in Corea del Sud, affermò: “Siamo di
fronte a un nuovo conflitto globale, ma a pezzetti… un aggressore ingiusto deve
essere fermato, ma senza bombardare o fare la guerra”.
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