In occasione dell’anniversario della nascita della Repubblica italiana, tra le altre manifestazioni, è stata mantenuta anche quest’anno la tradizionale sfilata presso i fori imperiali di Roma. Questa manifestazione con il passare degli anni ha perso importanza, ed è stata anche sospesa, per il timore che essa potesse rappresentare una dimostrazione di forza ingiustificata nell’ambito di una società sempre più agitata da frange politiche pacifiste. E’ stata poi ripresa per espresso volere dell’ex Presidente della Repubblica Ciampi, non senza contrasti, per creare attorno ad essa quel sentimento nazionale che in Italia ancora manca. Anche quest’anno è stata condotta con limitazioni di uomini e mezzi, ed è stata accompagnata da sittings di pacifisti in alcune città, manifestazioni queste che hanno trovato un risalto mediatico maggiore della sfilata stessa.
In effetti la sfilata militare del due giugno, non ha mai avuto la finalità di dimostrare “la baldanza militare” del nostro Paese, in questo caso sarebbe più corretto parlare di debolezza, ma piuttosto di avvicinare alla società civile le Forze Armate, quale istituzione che opera per il Paese e che ha partecipato attivamente nel passato alla formazione della Repubblica. La sfilata dovrebbe rappresentare un’occasione per raccogliere attorno alla bandiera nazionale i vertici di governo, ma anche la popolazione per ricordare il sacrificio di tante persone cadute per l’ideale di patria e per dare un giusto riconoscimento ai soldati in armi che, indossando una divisa, con il loro lavoro danno sicurezza alle istituzioni.
Nel passato tra quei reparti sfilavano anche i giovani di leva, contenti di essere parte di una solida e sana istituzione nazionale. Credo che chi ha partecipato anche una sola volta abbia ancora impressa nella mente la fatica e nello stesso tempo la gioia di aver marciato alla sfilata del 2 giugno.
Oggi molte cose sono cambiate e si deve riconoscere che la sfilata non ha più lo scopo di avvicinare il mondo militare alla società civile, ma bensì di mantenere una tradizione nazionale. Con i soldati sfilano altre componenti della società, ogni anno sempre qualcuna di nuova, ciascuna con il “suo distintivo, sia esso un fazzoletto colorato, una divisa o una bandiera iridata , quasi per svilire l’importanza degli uomini in armi. In effetti quella del 2 giugno non è più una parata militare, così come è stata concepita alla nascita della Repubblica. Anche i valori che essa dovrebbe rappresentare, sono sempre meno sentiti dai cittadini che in tempi di “vacche magre” pensano più alle tasche che ai temi patriottici nazionali.
Forse è arrivato il tempo di pensare ad altre manifestazioni per festeggiare la Repubblica, con buona pace di tutti, pacifisti e non, politici e cittadini comuni, uomini delle forze armate ed impiegati delle varie amministrazioni.
In effetti la sfilata militare del due giugno, non ha mai avuto la finalità di dimostrare “la baldanza militare” del nostro Paese, in questo caso sarebbe più corretto parlare di debolezza, ma piuttosto di avvicinare alla società civile le Forze Armate, quale istituzione che opera per il Paese e che ha partecipato attivamente nel passato alla formazione della Repubblica. La sfilata dovrebbe rappresentare un’occasione per raccogliere attorno alla bandiera nazionale i vertici di governo, ma anche la popolazione per ricordare il sacrificio di tante persone cadute per l’ideale di patria e per dare un giusto riconoscimento ai soldati in armi che, indossando una divisa, con il loro lavoro danno sicurezza alle istituzioni.
Nel passato tra quei reparti sfilavano anche i giovani di leva, contenti di essere parte di una solida e sana istituzione nazionale. Credo che chi ha partecipato anche una sola volta abbia ancora impressa nella mente la fatica e nello stesso tempo la gioia di aver marciato alla sfilata del 2 giugno.
Oggi molte cose sono cambiate e si deve riconoscere che la sfilata non ha più lo scopo di avvicinare il mondo militare alla società civile, ma bensì di mantenere una tradizione nazionale. Con i soldati sfilano altre componenti della società, ogni anno sempre qualcuna di nuova, ciascuna con il “suo distintivo, sia esso un fazzoletto colorato, una divisa o una bandiera iridata , quasi per svilire l’importanza degli uomini in armi. In effetti quella del 2 giugno non è più una parata militare, così come è stata concepita alla nascita della Repubblica. Anche i valori che essa dovrebbe rappresentare, sono sempre meno sentiti dai cittadini che in tempi di “vacche magre” pensano più alle tasche che ai temi patriottici nazionali.
Forse è arrivato il tempo di pensare ad altre manifestazioni per festeggiare la Repubblica, con buona pace di tutti, pacifisti e non, politici e cittadini comuni, uomini delle forze armate ed impiegati delle varie amministrazioni.